L’assessore alla Polizia locale, Fabio Gentile, è stato assolto dall’accusa di diffamazione avanzata dal vigile urbano Michele Furlan nei confronti suoi e di altri soggetti, per un articolo in cui veniva stigmatizzato il suo comportamento.
L’assessore era difeso dall’avvocato Cluadio Giacomelli di Trieste. L’assoluzione è avvenuta con la formula più ampia del non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato. La frase che aveva fatto scattare la querela da parte del vigile 26 era: “il ministro Brunetta, oltre ad occuparsi dei fannulloni, dovrebbe occuparsi di chi non usa il buon senso”. La tesi di Furlan non è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trieste, Raffaele Morvay, che si è occupato del caso, il quale ha ritenuto, da una parte, che il vigile non fosse identificabile, nell’articolo, essendo stato citato solo con il numero di matricola, il “26″ e, dall’altra, che fosse stato esercitato correttamente il diritto di critica nei suoi confronti.
“Il querelante, pubblico ufficiale- si legge nella sentenza-, che agisce a diretto contatto con la collettività è soggetto al diritto di critica, se correttamente esercitata e, nell’articolo in questione, sulla base di alcuni dati di fatto reali e documentati, le considerazioni riguardavano il comportamento troppo rigido e fiscale e non la persona. Verso quest’ultima non veniva manifestata alcuna espressione gratuitamente offensiva nè dall’assessore nè dagli altri soggetti. Anche alla luce della documentata protesta popolare (era stata presentata una petizione, ndr) – si evidenzia ancora nella sentenza- non si può precludere alle persone querelate da Furlan- di intervenire, nella rispettiva veste, sul tema di pubblico interesse e o di manifestare la propria critica con espressioni contenute, neppure troppo dure”. L’assessore Fabio Gentile, al riguardo ha commentato dicendo “Giustizia è fatta, sono altri i problemi di cui ci dovremo occupare e per le quali ci dovremo rivolgere alla giustizia.”
Il vigile Furlan, difeso dall’avvocato Bernot di Gorizia, aveva chiesto come risarcimento danni, 120 mila euro ad ognuna delle persone querelate che, ovviamente, alla luce della sentenza, non avrà.