Mercoledì 18 gennaio 2012 alle ore 17.30, sarà gradito ospite del Kulturni dom di Gorizia (via I. Brass, 20), Anton Vratuša di Lubiana, autore del libro “Dalle catene alla libertà – La rabska brigada, una brigata partigiana nata in un campo di concentramento fascista”, edito dalla casa editrice “Kappa Vu” di Udine (2011).
Anton Vratuša (1915), durante la Seconda guerra mondiale, è stato attivista del Fronte di liberazione nazionale del popolo sloveno (Osvobodilna fronta slovenskega naroda, OF) (aprile 1941 – maggio 1945). Arrestato dalle autorità d’occupazione italiane è stato successivamente internato in vari campi di concentramento italiani (febbraio 1942 – settembre 1943), per ultimo in quello dell’isola di Rab (Arbe). Vice comandante della Rabska brigada (Brigata di Arbe, settembre – ottobre 1943), è stato poi rappresentante dell’OF presso il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) a Milano e del Quartier generale dell’Esercito popolare di liberazione e dei distaccamenti partigiani della Slovenia presso il Comando generale delle Brigate Garibaldi ed il Comando generale del Corpo Volontari della Libertà (CVL), svolgendo al contempo anche l’incarico di assicurare il collegamento tra il Comitato centrale del Partito comunista di Slovenia ed il Comitato centrale del Partito comunista italiano per l’Alta Italia (ottobre 1943 – febbraio 1945). Nello scorcio finale della guerra ha lavorato presso gli organi federali del ricostituito stato jugoslavo (inizio marzo – maggio 1945). Membro dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti, nel dopoguerra ha ricoperto importanti incarichi istituzionali nella Repubblica socialista federativa di Jugoslavia.
Il libro racconta la storia della Rabska brigada – la Brigata di Arbe, unità partigiana formata dagli internati del campo di concentramento fascista di Rab (Arbe). Nonostante le terribili condizioni di vita – vista la mortalità più alta di quella di alcuni tra i lager nazisti, 4.000 tra uomini e donne – in quello che fu probabilmente il peggior campo di concentramento italiano, tra gli internati del campo per sloveni, croati ed ebrei dell’isola di Rab non muore la fiamma della ribellione e della speranza. Non solo gli internati mettono in piedi una organizzazione di resistenza, ma riescono ad estenderla e rafforzarla sotto gli occhi dei loro aguzzini e nonostante i loro sforzi per ridurli allo stato di abbruttimento animale. Dopo l’8 settembre riusciranno così, con l’aiuto dell’organizzazione di resistenza degli abitanti croati dell’isola, a liberarsi da soli e a disarmare l’intero presidio italiano dell’isola, per dar vita a una loro brigata partigiana dalla vita breve, ma dal valore simbolico e morale altissimo. L’autore, che fu il suo vice comandante, ce lo racconta con rigore storiografico, ma al contempo con la partecipazione di chi della vicenda fu protagonista, seguendo le tracce degli internati / combattenti della Rabska brigada fino alla fine della guerra.